Ieri ho visto un paio di puntate di The last Alaskans, su Dmax, il mio canale preferito.
E' stata una serata tranquilla perchè mamma byllot non era in casa e la Gina, Pina e Lina sono state messe a letto per le 21:00, visto che il giorno dopo le aspettava una giornata movimentata.
Io mi sono messo davanti alla tv, non la guardo molto ma a volte mi rimbambisco davanti mentre seguo programmi particolari su Dmax.
In questo caso c'erano i primi episodi della nuova stagione di The last Alaskans, una specie di documentario dove vengono segiute diverse famiglie abitanti in una zona protetta dell'Alaska, l' Arctic National Wildlife Refuge.
In questa riserva le famiglie hanno la possibilità di abitarci fino alla loro morte. Dopo nessun figlio potrà prendere il loro posto.
Così recita all'inizio della puntata.
Gli abitanti dovranno preoccuparsi di cacciare per alimentarsi, degli attacchi di animali feroci, in questo caso gli orsi, e del freddo che nei mesi invernali scende parecchie decine di gradi sotto lo zero.
C'è da chiedersi chi glielo fa fare, ma penso che siano persone che vogliono una vita più vera e reale, attaccata alla natura che gli circonda, ed amante dei rapporti umani veri.
Nel guardarlo provavo delle emozioni contrastanti, da un lato li invidiavo per vivere completamente nella natura, dove il legno lo fa da padrone, ma dall'altro mi spaventava la lontananza dalla civiltà, per qualsiasi cosa, metti che tuo figlio non sta bene? cavoli, come diavolo fai?
Sono stato per due settimane in estate a vivere in una baita isolata, ed era molto bello, tranquillizante, ti sentivi in pace con il mondo, ma la civiltà era a portata di mano, se avevi bisogno in dieci minuti di macchina eri in ospedale, non 600 km di distanza.
Comunque provo un forte stima per queste persone, che hanno prendere una decisione che io non ho il coraggio di affrontare.
Questa settimana me lo guardo ancora.
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